Troppo sale a tavola? Sale il rischio di ipertensione

Ipertensione e sale
Quello tra sale e pressione del sangue è uno stretto legame di causa-effetto [1]: all’aumentare del consumo di sale, infatti, aumenta anche il valore della pressione del sangue. E tanto più l’abitudine ad aggiungere troppo sale alla dieta quotidiana viene protratta, maggiore sembra essere il rischio che temporanee fluttuazioni di ‘massima’ e ‘minima’ sfocino, presto o tardi, in ipertensione.
Ma perché il sale fa così male alla salute di cuore e arterie? La colpa è principalmente del sodio in esso contenuto, un minerale fondamentale per il buon funzionamento di organi e tessuti [2] , purché il suo livello nell’organismo resti in equilibrio: quando troppo sodio entra nel sangue, infatti, esso richiama un eccesso di acqua nei vasi sanguigni, causando un aumento in volume del sangue e un conseguente incremento della pressione.
Il perpetuarsi di questa dinamica porta il cuore a fare del lavoro extra, così come aumenta il rischio di potenziali danni sia ai vasi che al tessuto cardiaco.
Un effetto immediato
I livelli di pressione schizzano subito alle stelle dopo un pasto ipersalato. E’ per questo che una riduzione del contenuto di sale nella dieta quotidiana è una strategia molto efficace per chi è iperteso, con e benefici a lungo termine sui valori pressori, ed è anche una valida prevenzione per i normotesi che vogliono scongiurare disturbi cardiovascolari.
In alcuni casi, basta rinunciare a pochi granelli di sale al giorno per ottenere un effetto significativo sulla ‘massima’ e sulla ‘minima’: ad esempio, se un iperteso riduce di 3 grammi di sale l’introito giornaliero abituale si ottiene, in media, una diminuzione dei valori diastolici e sistolici di 5.6 mm Hg e 3.2 mm Hg rispettivamente [3].
La riduzione della pressione è addirittura progressiva nel tempo: tagliando 6 grammi al giorno di sale dalla dieta abituale per almeno quattro settimane, ci si aspetta un taglio netto della pressione di 7.11/3.88 mm Hg negli ipertesi.
Gli stessi risultati positivi, seppure meno accentuati, sono osservati anche in chi ha una pressione “normale”: basta rinunciare a 2 grammi di sale al giorno per oltre 18 mesi per ridurre a un terzo il rischio di soffrire di ipertensione entro qualche anno.
Attenti al sale o attenti al sodio?
Sale e sodio sono usati spesso come sinonimi ma non lo sono: il sale è costituito dal 40% di sodio e dal 60% di cloruro [4]. Seppure abbiano entrambi un potenziale effetto negativo su alcuni meccanismi fisiologici che ci mantengono in buona salute, è il sodio la principale minaccia a cui prestare attenzione. Poiché esso arriva sulla tavola principalmente attraverso il comune sale da cucina, per comodità le diete anti-ipertensione raccomandano di ridurre l’uso del sale a tavola. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato a 5 grammi al giorno, pari a un cucchiaino da tè, la quantità massima di sale che si può aggiungere ai piatti senza incorrere in rischi per il cuore. Le statistiche, però, riportano da anni un dato allarmante: nel mondo, soprattutto nei Paesi occidentali, il consumo di sale raggiungerebbe invece i 9 grammi al giorno, quasi il doppio della dose ‘di sicurezza’.
A preoccupare non è solo il pizzico di sale che viene utilizzato in cucina, bensì il sodio nascosto in alcuni alimenti preconfezionati e di origine industriale. Si stima, infatti, che il consumo di questi prodotti sia responsabile dell’80% dell’apporto extra di sodio nella dieta di tutti i giorni.
Come controllare la quantità sodio che portiamo in tavola?
Innanzitutto, quando si fa la spesa è sempre bene controllare sulle etichette il contenuto effettivo di sale o sodio nell’alimento che stiamo per acquistare.
Nello specifico, ecco a quali prodotti prestare maggiore attenzione:
- ai cibi troppo salati come insaccati, snack, formaggi
- ai cibi etnici che fanno largo uso di salsa di soia o salsa di pesce, ricchissime di sodio
- agli alimenti preconfezionati che possono contenere glutammato di sodio, usato come conservante
Infine, attenzione anche alle quantità di cibo nel piatto: il sodio è contenuto a basse dosi anche in alimenti insospettabili e ‘sani’ come latte, carne, crostacei o cereali (specie se confezionati), perciò quando se ne consumano porzioni eccessive è probabile incorrere in un apporto extra di sodio.
Fonti:
1) 2018 ESC/ESH Guidelines for the management of arterial hypertension. Rev Esp Cardiol (Engl Ed). 2019; 72:160
2) American Heart Association. Break up with salt. https://sodiumbreakup.heart.org/sodium_and_your_health
3) TM Frisoli et al. Salt and Hypertension: Is Salt Dietary Reduction Worth the Effort? The American Journal of Medicine (2012) 125, 433-439
4) Organizzazione Mondiale della Sanità. http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs393/en/
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