Obesità, l’alleato numero uno dell’ipertensione

Obesità e ipertensione
Obesità e ipertensione vanno di pari passo: quando si sposta l’ago della bilancia, sale anche la colonnina di mercurio che misura la pressione del sangue, tanto che ad ogni 10% di aumento del peso corporeo la pressione ‘massima’ subisce un’impennata pari a 6.5 mm Hg [1].
Non sono i chili di troppo a far scattare l’allarme ipertensione, bensì l’indice di massa corporea (IMC o, in inglese, BMI) e la distribuzione del grasso nel corpo. Un IMC di 26-28, pari a un lieve/moderato sovrappeso, è associato al 180% di rischio in più di soffrire di ipertensione rispetto alla popolazione normopeso. Inoltre, contano anche le proporzioni del corpo: l’identikit dell’iperteso sovrappeso è generalmente caratterizzato da un fisico ‘a mela’, con distribuzione del grasso in eccesso soprattutto nella fascia addominale [2].
Conoscere la sindrome metabolica
Il meccanismo con cui il sovrappeso e l’obesità aumentano la pressione del sangue non è ancora del tutto chiaro [1]. Il dito è, però, puntato contro alcuni fattori correlati all’obesità e che sono anche fattori di rischio per l’ipertensione. Prima su tutti è l’insulino-resistenza, molto comune tra gli obesi, che comporta un’alta concentrazione di insulina nel sangue. Oltre a rappresentare l’anticamera del diabete di tipo II, questa condizione ha un impatto negativo anche sulla salute cardiovascolare.
L’accumulo di chili in eccesso, oltre a costringere il cuore a un maggiore sforzo per pompare più sangue, può alterare anche la normale attività dei reni. Chi è obeso o sovrappeso è anche più predisposto a sviluppare la cosiddetta sensibilità al sodio, ovvero una risposta più marcata della pressione arteriosa all’aumentare dell’apporto di sale con la dieta[3]. Questi e altri meccanismi agiscono di concerto e contribuiscono ad aumentare il rischio di ipertensione.
Obesità e ipertensione, insieme a insulino-resistenza e dislipidemia (trigliceridi alti e basso colesterolo HDL), sono i quattro elementi chiave della sindrome metabolica, una condizione che fa impennare il rischio cardiovascolare.
Un aiuto dalla dieta mediterranea
Perdere i chili di troppo, per chi è iperteso e sovrappeso, è chiaramente il primo passo da fare per riportare anche la pressione entro livelli di sicurezza. La dieta ideale è ancora quella mediterranea, ricca di potassio, calcio, magnesio, fibre e povera in grassi saturi e sale [2].
Nuove abitudini alimentari, però, non possono rimanere una strategia isolata, ma devono essere sempre accompagnate anche da un cambiamento dello stile di vita.
Innanzitutto, dall’introduzione dell’attività fisica nelle proprie abitudini quotidiane, meglio se di tipo aerobico: praticata regolarmente e a livello moderato ha un effetto non solo riduci-peso, ma anche normalizzante della pressione arteriosa e, a lungo termine, anche protettivo per la salute del cuore.
Agire su più fronti, quando l’ipertensione è causata dal sovrappeso, conduce a traguardi significativi: ad ogni chilo perso la pressione sistolica diminuisce di 1 mm Hg nei primi 2-3 anni, e nel lungo periodo la pressione scende di 6 mm Hg per ogni 10 chilogrammi di peso persi [3] .
Fonti:
1) Clinical Cardiology: New Frontiers Essential Hypertension Part I: Definition and Etiology Oscar A. Carretero, MD; Suzanne Oparil, MD.
https://circ.ahajournals.org/content/101/3/329
2) European Society of Cardiology. 2013 ESH/ESC Guidelines for the management of arterial hypertension.European Heart Journal (2013) 34, 2159–2219
3) L Landsberg et al. Obesity-Related Hypertension: Pathogenesis, Cardiovascular Risk, and Treatment. The Journal of Clinical Hypertension Vol 15 | No 1 | January 2013
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