Con l’ipertensione cresce il rischio di ictus

Ipertensione e rischio di ictus
La vista che si offusca, un forte mal di testa, le parole diventano difficili da pronunciare: l’ictus è un’emergenza improvvisa che, in pochi minuti, può fare danni gravissimi al cervello se non si interviene tempestivamente [1]. Quando la circolazione cerebrale si interrompe, per un coagulo che impedisce l’afflusso di sangue in un’area del cervello si parla di ictus ischemico oppure, se di lieve entità e temporaneo, di attacco ischemico transitorio (TIA). Invece, quando un vaso che porta nutrimento al cervello si rompe, causando emorragia cerebrale, si parla di ictus emorragico. In entrambi i casi, però, l’esito può essere lo stesso: le cellule nervose che rimangono prive dell’ossigeno e nutrienti portati dal sangue iniziano a morire una dopo l’altra con il passare dei minuti.
Il fatto che compaia da un momento all’altro, però, non deve trarre in inganno: l’ictus si può prevenire agendo su alcuni fattori di rischio modificabili [2].
Uno tra tutti è proprio l’ipertensione che può fare da ‘miccia’ sia di un attacco ischemico che di una emorragia cerebrale. Seppure non esista un legame di tipo causa-effetto, si osserva che al crescere della ‘massima’ (pressione sistolica) aumenta di pari passo anche il rischio di ictus, indipendentemente che il valore della ‘minima’ sia stazionario o anch’esso troppo alto. La pressione totale, e in particolare quella sistolica, si alza con l’avanzare dell’età: per questo è importante misurarla almeno due volte l’anno anche se non si soffre di ipertensione e ricorrere a opportune strategie per riportarla entro livelli di sicurezza quando è troppo alta.
Per scongiurare il rischio di ictus, è importante che gli ipertesi così come la popolazione normotesa si adoperino per tenere a bada altri fattori di rischio, tra cui:
il fumo che quasi raddoppia il rischio di avere un ictus. Fumare rende progressivamente i vasi meno elastici ed è associato a crescenti livelli di fibrinogeno e maggiore aggregazione di piastrine, elementi che aumentano il rischio che si formino coaguli nel sangue. Anche il fumo passivo, quando l’esposizione è elevata, sembra essere associato a una maggiore incidenza di ictus.
diabete e insulino-resistenza che fanno crescere fino a 6 volte il rischio di ictus. Un rischio così alto sembra dovuto al fatto che i diabetici presentano spesso anche altri disturbi concomitanti, come ipertensione, obesità o dislipidemie, a loro volta fattori di rischio per l’ictus e i disturbi cardiocircolatori in generale.
stenosi della carotide, un restringimento del lume di un’arteria che porta il sangue al cervello. E’ correlata all’aterosclerosi, che a sua volta è associata a fattori di rischio cardiocircolatorio noti come ipertensione, obesità, fumo, colesterolo alto o dislipidemie. Dopo i 65 anni, il 5-10% degli adulti presenta stenosi carotidea, spesso asintomatica.
fibrillazione atriale e altri disturbi cardiaci possono aumentare il rischio di ictus quando non sono trattati.
colesterolo alto e dislipidemie aumentano il rischio di ictus in modo per lo più indiretto, agendo sulla salute di vene e arterie e l’insorgenza dell’aterosclerosi.
obesità e sovrappeso, sedentarietà e dieta sbilanciata hanno un ruolo nell’aumentato rischio di ictus, poiché contribuiscono a peggiorare la salute cardiocircolatoria in generale.
Ridurre il rischio di ictus, quindi, è possibile modificando lo stile di vita e tenendo sotto controllo la propria salute con regolari controlli medici e l’eventuale ricorso a terapie farmacologiche consigliate dal medico.
Alcune persone possono essere maggiormente predisposte all’ictus per famigliarità e il rischio cresce anche con l’avanzare dell’età.
Fonti:
1) MedlinePlus. Stroke.
https://medlineplus.gov/stroke.html#summary
2) L. B. Goldstein et al. Primary Prevention of Ischemic Stroke: A Statement for Healthcare Professionals From the Stroke Council of the American Heart Association. Circulation. 2001;103:163-182